La storia del Mercu Scurot
Gli inizi del Carnevale della nostra città sono del tutto analoghi a quelli degli altri carnevali. Il simbolo del Carnevale inizialmente è un fantoccio di paglia con una maschera probabilmente lignea e non ha ancora il nome che gli viene dato più tardi dopo la metà dell’800.
Ha una funzione satirica, si muove attraverso lo spazio del Borgo con un suo piccolo corteo che è caratterizzato da personaggi simili a quelli dei carnevali tradizionali: vale a dire che queste persone vestono l’abito quotidiano di tutti i giorni sul quale aggiungono stoffa, nastri, campanelli.
I simboli del Carnevale provenivano dalle zone alte della valle dalle quali giungevano, probabilmente, anche le maschere di legno, prodotte artigianalmente. Il corteo dei giovani che accompagna il pupazzo di carnevale, appoggiato su un carro o su una carriola, ha in mano una scopa; bisogna ricordare che questo è anche l’arnese della befana, e che il Carnevale può avere anche inizi precoci, distanti dai giorni tipici che precedono la Quaresima: il Capodanno, l’Epifania, S.Antonio abate, la Candelora.
Queste sono tutte date molto importanti, che gli antropologi conoscono molto bene e che sono collegate da una particolare serie, quella dei riti di passaggio stagionale e, soprattutto, dei riti di eliminazione di tutto ciò che è vecchio, brutto: l’inverno, il freddo, il buio, la povertà, la vita più ristretta chiusa all’interno di una stalla, quindi il primo respiro verso la Primavera. La scopa, che elimina tutto ciò che è brutto e vecchio, è prima di tutto un arnese di uso comune, a disposizione nella società contadina.
Quello che passa dal quotidiano al simbolo, diventa così un mito così come diventa mito, dalla metà dell’800, anche il nome della maschera, che non è il “Carnevale” genericamente, ma è un nome legato al Borgo, e, il più delle volte, viene dalla tradizione locale, dal patrono del paese come nel nostro caso: San Pietro – Peru.
In una tradizione così delineata e schematizzata, i festeggiamenti carnevaleschi si manifestavano in diversi modi nella prima metà dell’800 nella bassa Valsesia: in genere la tradizione è caratterizzata dal ballo; il ballo pubblico aveva più livelli ma si esprimeva soprattutto con il ballo in piazza, senza palco in legno, ma liberamente per le strade; vi era poi un altro ballo, nelle case private della borghesia, riservato a pochi: forse pochi sanno che fin dal ‘700 molte case della borghesia erano dotate di un loro teatrino privato, nel quale i notabili borgosesiani, varallesi, valduggesi, tenevano spettacoli teatrali e feste. Quindi assistiamo ad una festa su due livelli: da una parte il popolo, nelle piazze, con il ballo, la sfilata del pupazzo e la questua di casa in casa per procurarsi denaro e cibo, dall’altra il ballo privato della borghesia. Questi sono caratteri presenti in quasi tutti i Carnevali dell’800. Ma come si inserisce in questa tradizione una festa come il Mercu scurot, festa altamente trasgressiva e completamente avulsa dalle tradizioni classiche?
Il Mercu scurot è proprio un’anomalia, e non tanto perchè sfora dal Carnevale verso la Quaresima, quanto perchè non ha rapporti con la società che lo esprime: infatti il Carnevale, come abbiamo visto, nella sua struttura più forte e radicata è di origine contadina, popolare, rurale, tradizionale, arcaica, quindi ci rimanda molto lontana nel tempo.
La “stranezza” si manifesta nel 1854, quando il tecnico alsaziano Bomen (o Baumann), ritornando dal ballo e dai bagordi del “Martedì grasso”, decide di inscenare il funerale del Carnevale in casa sua, invitando gli amici ad accorrere per vedere la “disgrazia” che gli era accaduta.
Gli amici, perfettamente addestrati e istruiti (istruiti da se stessi e non tanto da chi li chiamava), intuirono immediatamente l’idea del loro compagno e, indossato l’abito di cerimonia, che si utilizzava per i funerali ma anche per le feste, i banchetti, i matrimoni e cioè il frak, il cilindro e il papillon, verso sera inscenarono per il borgo il “funerale” del Carnevale. Da questa scintilla si attua immediatamente il rovesciamento del modo di intendere il Carnevale: naturalmente questo rovesciamento avviene perchè è indotto dal di fuori, da un elemento estraneo, non tanto per la provenienza del tecnico, quanto perchè è una componente ristrettissima della società borgosesiana che ha iniziato e per decenni gestirà questa trasgressione.
Non a caso sono gli anni del liberalismo imperante che interessa e coinvolge nella sua componente laica anticlericale la Borghesia; sia la prima borghesia imprenditoriale sia i notabili borghesi, e poi commercianti, artigiani, mercanti, per lo più del borgo.
Quindi questa è già una stranezza nel senso che altrove, anche in altri Paesi europei, si ha la contrapposizione patrizi-plebei, popolo-borghesia, contrapposizione faccia a faccia, un fronteggiarsi, mentre il Mercu Scurot si impone piuttosto rapidamente attraverso, chiamiamola senza dare un’importanza eccessiva, l’ideologia di gruppo anticlericale, laico-borghese che più o meno coscientemente, questo non lo sapremo mai, si oppone al Carnevale rurale. Per il fatto che il Carnevale finiva la sera del martedì grasso con il rogo del fantoccio, la prepotenza di farlo muovere ancora una giornata fa sì che sia un gruppo a gestire da allora una trasgressione guidata: guidata perchè non abbiamo per i primi decenni testimonianza alcuna che a quel tipo di Carnevale partecipassero per esempio i contadini o il primo ceto operaio; è una specie di casta chiusa, che viene dalla Borghesia e dai notabili, che da loro è gestita e portata avanti, tanto che la stessa costituzione del Comitato Carnevale per tutto l’800, e in un certo senso ancora oggi, non è una costituzione democratica ma vi sono delle scelte ben precise, al punto che ancora nel nostro secolo, fino agli anni venti, c’era un’asta in denaro per essere eletto all’interno del Comitato il che significa che non tutti potevano permettersi di farne parte.
Quindi questo tipo di trasgressione è per altro guidata attraverso rituali veri e propri, che sono la parodia del Carnevale rurale: un corso o corteo di maschere deve attraversare uno spazio partendo da una trasgressione fortissima che è addirittura la beffa di un funerale; di qui se il corteo mascherato dei carnevali tradizionali rurali può essere interpretato anche come la rivisitazione o ribaltamento o inversione, in chiave profana, di una festa religiosa, delle processioni, la trasgressione del Mercu Scurot è una trasgressione fortissima che ha avuto un effetto sulla popolazione locale nel 1854 e negli anni seguenti quando il clero cerca anche di vietarla senza riuscirci, che veramente risulta molto forte sin dalle origini, ma forte non perchè radicata nel tessuto sociale, ma perchè viene imposta da una minoranza forte; quindi non può fare a meno di essere guidata in modo che quella minoranza detenga sempre quel tipo di potere sul Carnevale almeno per quel giorno, ma non solo quel giorno perchè in seguito tra Carnevale vero e proprio e Mercu Scurot non ci saranno più confini.
Ma guidata anche nella ritualità: alla mattina di Mercoledì, quando la maggior parte del popolo dei fedeli si prepara ai riti delle ceneri, questi escono vestiti tutti in abito così tradizionale che segnala l’estrazione borghese al massimo; un abito che ha un suo costo, non essendo certamente l’appiccicare cose su un abito usato, e che crea una specie di casta che attraversa le vie del borgo accompagnata dalla musica; ha una sua ritualità anche di tipo conviviale, venendo preparato un cibo che deve e può essere distribuito, per poi recarsi ad un pranzo che è semicollettivo visto che non è aperto a tutti, per poi dare inizio alla festa del pomeriggio, festa sempre controllata nei punti strategici e nei confronti di gruppi non del tutto graditi o accettati, dall’efficientissimo gruppo dei cilindrati.
Ora forse solo un tipo di gestione di questo livello può consentire oggi la sopravvivenza di una singolarità come quella del Mercu Scurot dove sta avvenendo l’integrazione tra le due origini antitetiche del Carnevale borgosesiano: la festa sta diventando sempre più collettiva avendo perso in questi ultimi 20/25 anni il suo carattere elitario. Una delle più grosse concessioni è stata quella di aprirlo alle donne, anche a far parte del Comitato, e soprattutto permettere a loro di indossare lo stesso abito.
È per altro sempre controllata a fini sociali, nel senso che tutta l’organizzazione, e del Carnevale e del Mercu Scurot, ha un suo notevolissimo risvolto di tipo benefico ed umanitario.
Intervento della Prof.ssa Franca Tonella Regis, Presidente della Società Valsesiana di Cultura, al convegno “L’uomo e la maschera”, Borgosesia, 1991.
Il testo è stato utilizzato come introduzione al libro “150° Mercu Scurot – Cassù e Cilindru l’è veggia tradisiun”, Comitato Carnevale Borgosesia – Tipolitografia di Borgosesia, 2003